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1 96 IJBRO SECONDO PROLEGOMENI

venuta, ella è nata dalle due borie nelle Degnità i divisate: una delle nazioni, l’altra de’ dotti; e più che da quella delle nazioni, ella è nata dalla boria de’ dotti, per la quale, come Manetone sommo pontefice egizio portò tutta la storia favolosa egiziaca ad una sublime teologia naturale, come dicemmo nelle Degnità 2, cosi i filosofi greci (a) portarono la loro alla filosofia. Né già solamente per ciò perchè, come sopra pui’ vedemmo nelle Degnità ^, erano loro entrambe cotal’istorie pervenute laidissime, ma per queste cinque altre cagioni.

La prima fu la riverenza della religione, perchè con le favole furono le gentili nazioni dappertutto sulla religione fondate (&). La seconda fu il grande effetto indi seguito di questo mondo civile, sì sappientemente ordinato che non potè esser effetto che d’una sovraumana sapienza. La terza furono l’occasioni che, come qui dentro vedremo, esse favole, assistite dalla venerazione della religione e dal credito di tanta sapienza, dieder a’ filosofi di porsi in ricerca e di meditare altissime cose in filosofia. La quarta furono le comodità, come più* qui dentro farem conoscere, di spiegar essi le sublimi da lor meditate cose in filosofia con l’espressioni che loro n’avevano per ventura lasciato i poeti. La quinta ed ultima, che vai per tutte, per appruovar essi filosofi le cose da essolor meditate con l’autorità della religione e con la sapienza de’ poeti. Delle quali cinque cagioni le due prime contengono le lodi, r ultima le testimonianze, che dentro i lor errori medesimi dissero i filosofi della sapienza divina, la quale ordinò questo mondo di nazioni; la terza e quarta sono inganni permessi dalla divina Prowedenza ond’essi provenisser filosofi per intenderla e riconoscerla, qua! ella è veramente, attributo del vero Dio.

(o) [Ci¥4i] da Platone incominciando, avevan portato [SiV^] la loro storia favolosa alla filosofia, ecc.

(b) che con l’oscurezza di quelle si faceva più venerare. La seconda, ecc.

1 Degn. III-IV.

2 Degn. r.V. 8 negn. LIV.

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