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302 LIBRO SECONDO — SEZIONE SECONDA — CAPITOLO QUARTO

appresso vedremo, con cieco ossequio dovevano tacendo eseguirne i comandi. I quali imperativi sono tutti monosillabi, quali ci son rimasti: «e*, 6/a, i, da, die, fac» (a).

Questa generazione delle lingue è conforme a’ principii cosi dell’universale natura, per gli quali gli elementi delle cose tutte sono indivisibili, de’ quali esse cose si compongono e ne’ quali vanno a risolversi; come a quelli della natura particolare umana, per quella Degnità i «ch’i fanciulli, nati in questa copia di lingue e c’hanno mollissime le fibbre dell’istromento da articolare le voci, le incominciano monosillabe»: che molto più si dee stimare de’ primi uomini delle genti, i quali l’avevano durissime, né avevano udito ancor voce umana. Di più ella ne dà l’ordine con cui nacquero le parti dell’orazione, e ’n conseguenza le naturali cagioni della sintassi. Le quali cose tutte sembrano più ragionevoli di quello che Giulio Cesare Scaligero e Francesco Sanzio 2 ne han detto a proposito della lingua latina: come se i popoli che si ritruovaron le lingue avessero prima dovuto andare a scuola d’Aristotile, coi cui principii ne hanno amendue ragionato.

(a) Ed ecco gli elementi delle lingue articolate, come deon essere, più semplici, che, come primi a comporle, cosi sien ultimi, ov’esse vanno a risolversi, [CilfJ.^] conforme sopra se n’è proposta una Degnità 3. [Qui in SN2 termina il capitolo].» Degn. LX.

2 Si veda p. 300, note 3 e A.

3 Degn. r;X.