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il castello sforzesco di milano

facti soi„; per cui raccomandava a Galeazzo che avesse a sostare il sabato a Lodi “et dominica se facesse l’intrata, che la brigata sarà in festa„.

Un altro particolare della semplicità di vita di Francesco Sforza, si ha da una lettera indirizzatagli nel 1457 da una donna, interessata a richiamargli in qual modo avesse da lui ottenuto udienza: dipinto votivo, su di una parete dell’accesso alla corte ducale (epoca di francesco sforza). “Ben si può ricordare la V. M. S. che avendo Voi audita la predica a Sancta Maria della Scala, essendo Voi a cavallo io Vi presi per la manica et dissivi che io vi volevo parlare: et la S. V. allora mi disse: Vieni a palazzo„.

Lo Sforza non ebbe a negare però il suo tributo all’arte: e sui grandi pilastri del porticato a sesto acuto, recingente la grande corte della vecchia dimora ducale, oggi piazza del Palazzo Reale, aveva fatto dipingere le figure degli eroi da lui ritenuti più degni di essere celebrati: fra i quali Enea, Ettore, Ercole, Attila, Carlo Magno, Azzone. Probabilmente egli era persuaso che, fra quelle figure, la sua avesse a trovare degna compagnia. I pittori che attesero a tale lavoro di decorazione furono il Costantino da Vaprio, il Foppa, il Bonifacio Bembo, Cristoforo Moretti, pittori prediletti del Duca, ed altri che più tardi lavorarono anche nel Castello di Porta Giovia.

Mentre Francesco Sforza dedicava gli ultimi suoi anni di vita a consolidare il dominio faticosamente raggiunto, il primogenito Galeazzo, col frequentare le corti di Mantova, di Ferrara e di Francia, si avvezzava sempre più a quel lusso ed a quelle raffinatezze della vita esteriore, che caratterizzarono la seconda metà del secolo XV: nel Castello intanto abitava solo il castellano Foschino degli Attendoli, che si era insediato nel gennaio 1452, non senza sottomettersi al pregiudizio astrologico di fissare l’ora ed il minuto dell’ingresso in base alla declinatione della luna: il che ci richiama un altro caratteristico tratto di Francesco Sforza, il quale ebbe nella stessa circostanza a dichiarare che, per conto suo, non badava a tante subtilità degli astrologhi; e tanto poco valore annetteva alla data della nascita — sulla quale molti basavano il prestigio di tutta la vita — che al castellano, il quale per soddisfare le esigenze dell’astrologia lo richiedeva del suo giorno natalizio, rispose che avesse a rivolgersi, per saperlo, al segretario ducale “che te lo dirà, perchè lui l’a per scripto„.

Oltre al Castellano, durante il dominio di Francesco Sforza, alloggiavano nel Castello i balestrieri, che, sebbene incaricati della difesa, non rifuggivano dall’interpretare a rovescio l’ufficio loro, facendo servire il Castello come base di operazione per saccheggiare gli inermi cittadini, devastando le ortaglie dei borghigiani dalla


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