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il castello sforzesco di milano

nuova Capitale del Regno Italico, intorno a quel nucleo, di cui progettava però una trasformazione in stile classico.

Alla caduta di Napoleone I, il Castello ridiventava caserma austriaca, e base principale per tenere in obbedienza tutta la città; ma durante le cinque giornate del 1848, i cittadini riuscivano ad impossessarsi degli altri punti di Milano, rendendo così vana la minaccia del Castello, che le truppe dovettero abbandonare. Ritornati pochi mesi dopo gli austriaci, venivano accresciute le difese esterne del Castello verso la città: ma la minaccia di queste rimase sterile, poiché all’indomani della battaglia di Magenta, tali opere venivano demolite, e veniva mozzata un’altra parte dei due torrioni rotondi, rivestiti di pietra, verso la città. Dopo una serie di progetti ideati per estendere lo sviluppo edilizio sulle vaste aree di piazza d’Armi e piazza Castello, ed implicanti la demolizione, dapprima totale, poscia parziale del Castello, si venne nel 1886 a concretare il piano regolatore dei nuovi quartieri, rispettando tutta la parte corrispondente al grande quadrato sforzesco, e relativo fossato. Il Comune rilevava il Castello e le aree di piazza d’Armi e piazza Castello, obbligandosi a sistemare una nuova piazza d’Armi, a far le spese per le nuove caserme, ed a ripristinare il Castello, col proposito di insediarvi i Musei ed Archivi di proprietà comunale.

La cessione del Castello avvenne nell’ottobre 1893; e da quell’epoca, a spese del Comune e con sottoscrizioni cittadine, vennero avviate le opere di restauro, che dopo poco più di un decennio, sono condotte quasi a termine. La Corte Ducale fu assegnata alle raccolte municipali d’arte antica, disponendo al piano terreno le memorie romane e lombarde, le scolture del rinascimento e le terrecotte: e nelle sale superiori le raccolte di ceramica, i bronzi, le stoffe, i mobili, gli avori e la Pinacoteca. Una sala venne assegnata alle memorie cittadine, fra le quali campeggia lo storico gonfalone della città, eseguito nella seconda metà del sec. XVI.

La Rocchetta venne specialmente adibita alla raccolta di quadri moderni, dall’Appiani sino ai nostri giorni, a sede dell’Archivio storico del Comune, e del Museo del Risorgimento. Lungo le cortine anteriori, fìancheggianti la ripristinata torre dedicata ad Umberto I, avranno posto le scuole d’arte applicata del Comune.

Luca Beltrami.

il gonfalone di s. ambrogio - 2ª metà del secolo xvi.