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pentolaccia. | 203 |
quale perciò ci aveva il suo vantaggio anche lui, e così erano contenti tutti, chè alle volte il diavolo non è brutto come si dipinge.
Ora avvenne che questa pace degli angeli si mutò in un casa del diavolo tutt’a un tratto in un giorno solo, in un momento, come gli altri contadini che lavoravano nel maggese, mentre chiacchieravano all’ombra, nell’ora di vespero, vennero per caso a leggergli la vita, a lui e a sua moglie, senza accorgersi che «Pentolaccia» s’era buttato a dormire dietro la siepe, e nessuno l’aveva visto, che per questo si suol dire «quando mangi chiudi l’uscio, e quando parli guardati d’attorno.»
Stavolta parve proprio che il diavolo andasse a stuzzicare «Pentolaccia» il quale dormiva, e gli soffiasse nell’orecchio gl’improperii che dicevano di lui, e glieli ficcasse nell’anima con un chiodo. — E quel becco di «Pentolaccia!» dicevano, che si rosica mezzo don Liborio! e ci mangia e ci beve nel brago, e c’ingrassa come un maiale!