Pagina:Vita dei campi.djvu/232

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228 il come, il quando ed il perchè.

l’uggiva. Ella sfogavasi a scrivere delle lunghe lettere alla sua amica, vantandole le delizie ignorate della campagna, la squilla dell’avemaria fra le valli, il sorger del sole sui monti; facendole il conto delle ova che raccoglieva la castalda, e del vino che si sarebbe imbottigliato quell’anno.

— Parlami un po’ più dei tuoi libri e delle tue corse a cavallo, rispondeva la Erminia. Di’ a tuo marito che non ti lasci andare al pollaio, o che ci venga anche lui.

E un bel giorno, dopo un certo silenzio, si mise in viaggio, un po’ inquieta, e andò a trovare la sua Maria.

— T’ho fatto paura? le disse costei. M’hai creduto un’anima desolata in via di annientarsi?

— No. T’ho creduto una che si annoia. Qui e una vera Tebaide: non c’è che da darsi a Dio o al diavolo. Vieni con me, a Villa d’Este. Voi mi permettete che ve la rubi, non è vero, Rinaldi?

— Ma io desidero che ella si diverta e sia allegra.