Pagina:Vita dei campi.djvu/32

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28 jeli il pastore.

vola un uccello. I cavalli si radunavano in cerchio colla testa ciondoloni, per farsi ombra cambievolmente, e nei lunghi giorni della trebbiatura quella gran luce silenziosa pioveva sempre uguale ed afosa per sedici ore.

Però dove il mangime era abbondante, e i cavalli indugiavano volentieri, il ragazzo si occupava con qualche altra cosa: faceva delle gabbie di canna per i grilli, delle pipe intagliate, e dei panierini di giunco; con quattro ramoscelli, sapeva rizzare un po’ di tettoia, quando la tramontana spingeva per la valle le lunghe file dei corvi, o quando le cicale battevano le ali nel sole che abbruciava le stoppie; arrostiva le ghiande del querceto nella brace de’ sarmenti di sommacco, che pareva di mangiare delle bruciate, o vi abbrustoliva le larghe fette di pane allorchè cominciava ad avere la barba dalla muffa, perchè quando si trovava a Passanitello nell’inverno, le strade erano così cattive che alle volte passavano quindici giorni senza che si vedesse passare anima viva.