Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/39

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gravi contese; e latito si erano già accalorale, che più di so venie venivasi a le anni. £ quella parte di cittadini, che cbiamavansi Neri, vedendo gli avversari!

assai più potenti nel governo de la Repubblica , non potevano in buona pace il )oro ascendente sofferire; che anzi si doleano per ciò, che dal contrario parlilo scegliessero il più delle volte tuil’i magistrali della città. Di che sovente querelandosi tra loro, finalmente a consiglio sì ragunarono nel tempio della Trinità; dove molte cose variamente di quà, e di là discusse, siccome spesso suole intervenire nelle pubbliche adunanze»

in line al lima deci sto n-d*! consiglio si fu, di doversi prescolare al Pontefice, per chie4ergli, che fossesi degnato un qualche principe di regale stirpe spedire, per dirimere le civili discordie, e comporre a pace la città. Un tal consiglio, i priori come seppero, ch’era stalo privatamenie lenuio ii*~ torno alla Repubblica, da quegli nomini di avversa fazione che avevano di subito impugnato tu armi, gravemente «il soffrirono. Dante, il qualé era tra Priori più degli altri siffatta rag una La, ed il consiglio di chiamar qualche principe nella città mal comportando, siccome mollo valea per ingegno ed eloquenza, a’ col leghi persuase che animo riprendessero, e la libertà cittadina coraggiosamente difendessero; e gli autori di un lai fatale con.siglio , parendogli che per la loro presenza sempre si turbasse la civile libertà, pria di mito cacciasse!’ via dalla patria. Questo pelò fàcilmente per \