Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/69

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uòmo sj grave sembrava massimamente affarsi. Scarso non eia in allora il suo patrimonio; poiché magnifiche case possedea in Firenze, ed alcuni fondi in vari punti limitrofi a le mura de la città. Era nel cibo, e nel poto parcissimo: lodar solea le dilicaie vivande, e sempre le frugali preferire: quei dediti al ventre stoltamente, Casirimargi delti da* Greci, acremente rampognava; e soleva dire, giusta la semenza di uu degli antichi sapienti, che coloro, i quali così facessero, vivrebbero piuttosto per magnare, anziché mangierebbero per vivere. Così pòi di letta vasi nella sua giovinezza di suoni, e canti, che dei più famosi suonatori, e cantori di quel tempo assai mostrossi amico r. di che sempre allegratosi, e toltane voluttà, molti componimenti e in prosa, e in versi in fireuliuo idioma bellamente scrisse. Nella qua! maniera di comporre, il dirò con pace di tutti, non solo, gli altri facilmente superò, ma bensì i posteri di elevato ingegno, per la dolcezza, e facondità del suo dire, desiderosi sommamente rendette d’imitarne si bllo stile. Agli amo— ri alquanto lascivi soggetto, sembrò esservisi abbandonato più che a un tanto filosofo uou paresse convenire (xir): il che, secondo mio avviso, più preste a piacevo! natura d’uomo, che a leggerezza di tanto gran personaggio, giustamente ho stimaio, doversi attribuire; si come costa essere stato scritto intorno a Socrate, di tuli’ i filosoli il più austero, che.troppo proclive a la libidine taluni