Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/81

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quest* ambasceria?» Ma di pili grazia cosperse so* no le cose, che in materno parlare, dicesi, aver profferito. Questi, e consimili motti a di costui arroganza volgarmente vengono attribuiti. Ma se più addentro la cosa- in se stessa e i tempi, come conviensi, si vorran disaminare, con più verisimigManza potranno» come derivati considerarsi o da la grande sua cariti pel la repubblica, ovvero da una certa elevatezza d’animo. Couciossiachè, se alcuno avrà ben ponderato quanti, e quai pestiferi mali abbiano in Fiorenza addotto le già da gran tempo in sur te civili discordie; ed avrà poi attentamente considerato, che Dante ili quel suo prio rato illustre fu autore, siccome altrove dicemmo, de la relegazion di taluni personaggi di somma autorità per la Chiamata di un qualche principe; se finalmente avrà compreso, tener di mira il Pontificio decreto la rivocazion dall’esilio, ed il ritorno in patria degli esuli avversari, cesserà forse di maravigliarsi; che anzi cotai suoi detti, che a taluni, i quali non sanno ben valutare le circostanze dei tempi, sogliono troppo orgogliosi sembrare , giudicherà, in buona parte essere stati da lui pronunciati.

Egli in due maniere molti volumi scrivea, alcuni in materno parlare, altr’in latino CXfr)* e cose scritte in natia favella, <è chiaro, aver in parte> composto nella florida età, in parte nella provetta; giacché oltre alcuni versi sciolti, e molte canzoni, tu sua giovinezza due egregie opere