Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/85

Da Wikisource.

73

Costai diligentemente ro vigli a ndo per entro a quel* la gran copia recondita di Libri, e chirografi, come abbiam detto, per trovarvi quel della dota, si ebbe sotl’occhio, mentre così cercava, un quadernuccio, che le sette già memorate odi conteneva, le quali leggendo, tratto dalla novità, portossele poi in sua casa, ed ivi spesso rileggendole tocco di estrema dolcezza , le trasmise in fine al poeta, cui per lo avvenimento il cuore balzò di piacere; quai canti aver dopo il poeta continualo, mll*oda seguente a quelle assai chiaramente esprit1. In vero, io dico, seguitando tutto il resto, non molti d’i poi avanti sua morte diede ultima mano al Divin suo poema, e perdutelo a fine. Ciò da questo rilevasi, che dopo il suo trapassa mento, dicono, mirabili cose essere accadute, le quali lo stfsso apertamente dichiararono.

Perciocché alcuni scritti, in cui gli ultimi canti del Paradiso si conleneano, non ancora inserti all’intero volume, nascosti Dante tenea in riposto sito della casa, aspettando forse il tempo a poter meglio comporli, e però incompleta l’opera sembrava; ma ecc* l’ombra dell’estinto poeta, dicesi, apparire in sogno a Jacopo de*suoi tigli il maggiore, e più di Ogni altro premuroso della perfezion del poema. In questa, visione, corre voce, il figlio essere stato avvertito del dove erano riposte le ultime parti della commedia; e però, al prinfio far del giorno ricercatele sì cornei in sognp a vea saputo, finalmente le rinvenne* Ma a che fine, dirà taluno, tante ciance intorno a siffatti sogni? perchè più chiaro de la luce

io