Pagina:Vita di Dante.djvu/109

Da Wikisource.

Villani}}, contemporanei di Dante; ma quegli più vecchio, questi più giovane di lui: i quali amendue avremo occasioni di conoscere ampiamente. Avevano pur allora incominciato a novellare alcuni antichi, ma non era nato ancora il sommo dei novellatori; e forse già vivevano fra Jacopo Passavanti, ed altri scrittori di libretti di divozione, e vite de’ Santi. Ma di tutti questi non mentovati da Dante mai, nè entrati nelle azioni di lui, basti aver fatta memoria, a compiere il novero degli scrittori che gli fecer corona in patria.
Bensì i nomi di Cimabue e di Giotto, pur testè introdotti, mi ammoniscono a far cenno dell’arti, che furono un altro grande e simultaneo progresso, un’altra parte di quella civiltà fiorentina. È noto, come sórte le arti antichissimamente nell’Italia, a un tempo, se non prima, che in Grecia; non progredite poi, ed anzi spentevisi ai primi tempi romani, ci fossero riportate dai vinti Greci; e quindi da essi, più che dai Romani, coltivate fino al tempo della barbarie: come poi, durante questa, dormissero, e non fossero se non di rado, e goffamente trattate dagli artefici bizantini: e come finalmente