Pagina:Vita di Dante.djvu/126

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li prosegue, nominando fra essi i principali del suo tempo in Italia :

Quell’altro, che ne’ fianchi è così poco,
Michele Scotto fu, che veramente
Delle magiche frode seppe il giuoco.

Vedi Guido Bonatti, vedi Asdente1,
Ch’avere atteso al cuoio ed allo spago
Ora vorrebbe, ma tardi si pente.

INF. XX. 115-120.

L’ultima, poi, delle quattro arti maggiori del quadrivio era la musica. Della quale forse alcuno si meraviglierà fosse compresa in quegli studi, che a noi pajono così diversi. Ma in questa, come in altre istituzioni del medio evo, per ispiegarle, ei si vuoi ricorrere alle origini. E risalendo a quella dell’ordinamento degli studi, si vede che fu fatto nelle scuole dei Vescovi e de’ Monasteri, e per li Chierici od Ecclesiastici; ai quali dopo i principii delle lettere eran pur necessarii quelli del salmeggiare e del canto. È noto l’affaticarsi in ciò di Carlomagno, che trasse cantori di Roma in Francia; e, a dir degli storici, male riuscì ad addestrarvi le voci naturalmente

  1. Calzolajo che fu.