Pagina:Vita di Dante.djvu/130

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Casella mio, per tornare altra volta
Là dove io son, fo io questo viaggio;
Ma a te com’era tanta terra tolta?

Ed egli a me................

Ed io: se nuova legge non li toglie
Memoria o uso all’amoroso canto,
Che mi solea quietar tutte mie voglie,

Di ciò ti piaccia consolar alquanto
L’anima mia, che con la sua persona
Venendo qui, è affannata tanto.

Amar, che nella mente mi ragiona,
Cominciò egli allor si dolcemente,
Che la dolcezza ancor dentro mi suona.

Lo mio maestro ed io, e quella gente
Ch’eran con lui, parevan si contenti,
Come a nessun toccasse altro la mente.

Noi eravam tutti fissi ed attenti
Alle sue note; ed ecco il veglio onesto1,
Gridando: che è ciò, spiriti lenti?

Qual negligenzia, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio,
Ch’esser non lascia a voi Dio manifesto.

Come quando, cogliendo biada o loglio,
Gli colombi adunati alla pastura,
Queti, senza mostrar

  1. Catone Uticense, con istrana fantasia fatto guardiano del Purgatorio, e quasi deputato a far salire le anime su per lo monte di esso.