Pagina:Vita di Dante.djvu/298

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Così è: il pericolo delle parti è tanto maggiore nè paesi più piccoli. Ne’ grandi elle si straziano e si consumano almeno da sè, e viene alfine dalla stanchezza universale la quiete; mentre all’incontro ne’ piccoli accorrono o per gli uni o per gli altri gli stranieri, i quali per qualunque parte vengano sono un male peggior d’ogni parte. E questa si può dire la storia perpetua d’Italia, e di quasi tutte le sue provincie e città; e questo già avvenuto a Pistoia, avvenne in breve a Firenze. Era Papa Bonifacio gran guelfo, e fino allora grande amico del Re di Francia Filippo il Bello; tutti e due uomini immaginosi in politica, intraprendenti, irrequieti; e già da alcun tempo trattavano insieme che venisse a Italia Carlo di Valois fratello del Re, quello che avea rinunciato al regno d’Aragona perchè il regno di Sicilia tornasse agli Angioini. Chè, non effettuatosi tal ritorno per essersi fatto gridare Re de’ Siciliani Federigo Aragonese, veniva ora Carlo di Valois per fargli contro un’impresa, e poi forse per esser fatto Imperadore dal Papa contro Alberto d’Austria, e chi sa quali altri sogni. Intanto nel venire avea a passare