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di giustizia; operando continuamente ciò, che salutevole alla sua città patria e a’ suoi cittadini conosceva1". Vedesi in tutto ciò, che la moderazione di Dante non era nè debolezza, nè dubbiezza, nè doppiezza; e tal moderazione che non suol aver credito prima de’ pericoli, l’acquista e serba finchè durano, per perderlo poi quando son passati, ma riacquistarlo quando sieno spente le parti, appresso ai posteri. Del disprezzo poi di Dante per la propria Parte, noi vedremo molti cenni e nelle azioni di lui, e nel poema.
Ma una delle più disprezzanti parole che sieno mai state pronunciate da qualsiasi superbissimo e di sè senziente uomo, è quella famosa da lui detta al partire per la presente ambascerìa, e pure rapportata dal Boccaccio:"Molto presunse di sè, nè gli parve meno valere, secondochè li suoi contemporanei rapportano, che ei valesse. La qual cosa, tra le altre volte, apparve una notabilmente. Mentre ch’egli era con la sua setta nel colmo del reggimento della Repubblica, e conciofussecosachè per coloro li quali

  1. Bocc., Vita di Dante, pp. 30-32.