Pagina:Vita di Dante.djvu/361

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ANNI 1292-1301 351

118 Già venia sa, ma di picciola gente;
     Sì che non piacque ad Ubertin Donato
     Che ’l suocero il facesse lor parente.

Par. xvi.


Dove non solo una qualunque morta l’offesa, ma questa speciale e vilissima dell’aver perseguitato il fuoruscito, sembra chiaramente accennata.

Ma venendo a meno gravi ire, abbiamo pur dal Sacchetti due esempi di quella che destavasi in Dante quando udiva sciupare i proprii versi cantati; che vuol dire i Sonetti le Canzoni, non, come inteser male taluni, il Poema; il quale nè era allora probabilmente conosciuto, nè in italiano, e ad ogni modo non era fatto per cantarsi. La prima volta fu appunto uscendo Dante di casa dopo desinare, per andare a quella faccenda deirAdimari; chè passando per Porta San Piero, udì un fabbro che battea su l’incudine, e insieme cantava i versi di lui tramutati, smozzicati e appiccati. Non disse nulla Dante, se non che, accostandosi alla bottega dove il fabbro aveva i ferri con che facea l’arte, piglia Dante il martello e gettalo per la via; piglia le tanaglie e getta per la via; piglia le bilance e getta, e