Pagina:Vita di Dante.djvu/374

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364 CAPO DECIMOTERZO

103Voi vigilate nell’eterno die
     Sì che notte nè sonno a voi non fura
     Passo che faccia ’l secol per sue vie;
106Onde la mia risposta è con più cura,
     Che ra’ intenda colui che di là piagne.
     Perchè sia colpa e duol d’una misura.
109Non pur per ovra delle ruote magne1 ,
     Che drizzan ciascun seme ad alcun fine.
     Secondo che le stelle son compagne;
112Ma per larghezze di grazie divine,
     Che sì alti vapori hanno a lor piova,
     Che nostre viste là non van vicine,
115Questi fu tal nella sua vita nuova
     Virtualmente, ch’ogni abito destro
     Fatto averebbe in lui mirabii pruova.
118Ma tanto più maligno e più silvestro
     Si fa 'l terren col mal seme, e non colto,
     Quant’egli ha più di buon vigor terrestre.
121Alcun tempo 'l sostenni col mio volto;
     Mostrando gli occhi giovinetti a lui,
     Meco ’l menava in dritta parte vdlto.
124Sì tosto come in su la soglia fui
     Di mia seconda etade, e mutai vita,
     Questi si tolse a me, e diessi altrui.


  1. Ecco, la sua natura primitivamente buona, la buona gioventù, il buono amor priiero! Ma in qual poesia espressi!