Pagina:Vita di Dante.djvu/377

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ANNI 292-1301 367

37Ed ella: se tacessi o se negassi
     Ciò che confessi, non fora men nota
     La colpa tua; da tal giudice sassi.
40Ma quando scoppia dalla propria gota
     L’accusa del peccato, in nostra corte
     Rivolge sé contra ’l taglio la ruota.
43Tuttavia, perchè me’ vergogna porte
     Del tuo errore, e perchè altra volta
     Udendo le sirene sie più forte,
46Pon giù ’l seme del piangere, ed ascolta;
     Sì udirai come in contraria parte
     Muover doveatì mia carne sepolta.
49Mai non t’appresentò natura od arte
     Piacer, quanto le belle membra in ch’io
     Rinchiusa fui, che sono in terra sparte.
52E se ’l sommo piacer sì ti fallio
     Per la mia morte, qual cosa mortale
     Dovea poi trarre te nel suo disio?
55Ben ti dovevi per lo primo strale
     Delle cose fallaci, levar suso
     Diretro a me che non era più tale.
58Non ti dovea gravar le penne in giuso
     Ad aspettar più colpi, o pargoletta1
     altra vanità con sì breve uso.

  1. Vedi, se ti giova, i sogni de’ Commentatori su questa pargoletta, di che fanno un nome proprio d’una amanza di Dante; mentre nelle rima di esso si trova tal denominazione presa in generale, come qui, per Fanciulla.