Pagina:Vita di Dante.djvu/410

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vie meglio Dante, per esserci debitamente cari coloro che amarono i cari nostri. Il colle, il castello poi ivi accennato è Romano, nido di quegli avoltoi settentrionali. E la facella fatale a quelle contrade è il fratello di Cunizza, Ezzelino terzo, il più famoso ed ultimo di quella schiatta; il quale dopo il padre tiranneggiò Verona e parecchie altre città di Lombardia orientale fino al 16 settembre 1259, che incamminato coll’esercito a Milano, fu accerchiato da tutti i Guelfi, anzi da tutti i potenti d’ogni parte di Lombardia sollevato contro la sua potenza e crudeltà, e ferito e preso, morì in breve, imprecato da tutti1. Dante, che quando non era sviato dagli affetti privati, giudicava secondo l’opinione pubblica, mette costui nell’Inferno fra i tiranni, ma il fa senza altrimenti morderlo:

E quella fronte c’ha il pel così nero,
E’ Azzolino.

INF. XII. 109-110.

Ma Verona, avvezza a signoria, avendo subito dopo la morte d’Ezzelino, preso a podestà uno

  1. Leo, St. d’Ital., II, 172, 232, 372.