Pagina:Vita di Dante.djvu/463

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Che Dante poi non fosse all’impresa della Lastra, io lo credo per la medesima ragione che non credo all’essere stato esso poc’anzi in Firenze. Forse la stoltezza, non senza ombra di perfidia, di quell’impresa già l’aveva separato già l’aveva separato dalla sua parte ne’ giorni che precedettero. Ad ogni modo ei separossene questa volta sì, e subito dopo, e incominciòa fare com’ei se ne vantò poi, parte da sè stesso. Al pazzo andare di questa impresa fatta quasi a tradimento mentre erano i capi di Firenze in corte del papa, contro al volere di esso papa, e con que’ pazzi modi poi di Baschiera, meglio che a niun altro caso di sua parte si possono applicare quegli epiteti ch’ei le dà di tutta ingrata, tutta matta, ed empia, quel dir, ch’ella non egli ne avrà rotta la tempia, e che, di sua bestialitate, il suo processo farà la prova, e così quel che segue che a lui fia bello aversi fatto parte da sè stesso che sono nello squarcio già citato sul proprio esilio1. Del resto parmi terminato

  1. Vedi il Cap. I°, versi cit. del Parad. XVII, 64 - 69.