Pagina:Vita di Dante.djvu/599

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in un crescendo sino al fine della Cantica. In tutto, questa, non tanto forse per il soggetto, quanto per il tempo e le disposizioni in che fu scritta, riuscì la Cantica dell’ira, appena temperata da qualche dolce parola di Beatrice, da alcune a Virgilio, e dal Canto di Francesca. Ma non tutto o sempre ira fu perciò lo scrittore. Amore, inifnito amore era in lui, che non è in tanti imitatori ed ammiratori di lui. Coloro che non leggono se non l’Inferno, e non conoscono gli angeli e gli affetti del Purgatorio, e la Beatrice del Paradiso terrestre, e le gioje del Paradiso celeste di Dante, non conoscono se non la parte feroce, e lascian tutta la parte amorevole di lui. Chi non tema esaltare in sè le passioni amare, rilegga dunque continuamente l’Inferno; chi voglia temperarle co’ dolci affetti, proceda al Purgatorio; chi voglia innalzar l’animo alle cose soprannaturali, legga il Paradiso: ma chi voglia conoscere Dante veramente, studii tutto il Poema, nel quale tutto sono ora aperti ma talor nascosti, i tesori di quella ricchissima natura.

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