Pagina:Vita nuova.djvu/133

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classificazione dei testi cxxxiii

XXXVII 2 esser ciessate (essere ristate), 3 q. haueuo decto agliochi miei fra me medesimo (q. così uncini dette framme medesimo agli miei occhi), & cominciai chosi (e dissi questo sonetto che dicie lamaro lagrimar ζc.), 5 dispositioni (diuisioni), manifesto assai ζc. (manifesto per la prociedente ragione), 6 consi lunga (cosi lungha), 7 Membrandomi (Membrandoui), 8 spauentomi (spauentami), mi mira (ui mira); XXXVTII 3 si rileua (si rileuaua), tu che uedi che (tu nedi che), checi recha (chenne rechan); XXXIX 2 ricordarmene (richerdandomene), sera lassato si uilmente (b: si uilmente sera lasciato; Panc. 9: sera siuilmente lasciato), alla mia gentilissima (alla loro gientilissima), 3 nello uscire loro (nelloro vscire), 4 solleuato (b: sollenato; Panc. 9: solennato), 7 non si diuido perche assai e chiaro (non si diuide perdo cheassai il manifesta la sua ragione); 9 corone (chorona); XL 4 chefarebber (le quali farebbon), 6 di sua patria (della sua patria), Iacopo o simili (iachopo o riede), 7 di dio (dellaltissimo), donde (la onde), di sua patria (dalla sua patria), questi cheuanno (in quanto vanno); XLI 1 nuoua chio mandassi (nuoua la quale io mandassi), che narra (il quale narra), 3 doue uà (la oue va), 1 cotanto andare (cosi andare), 5om.accio chespiritualmente ua lassu ossicchome peregrino, 7 intendere questo cioe che tutto o il cure in tal pensare (intendo questo cioe chetutto il cotale pensare), 9 potrebbesi anchora più sottilmente diuidere ma puossi con questa passare & pero non mi trametto più (potrebesi più sottilmente anchora diuidere eppiu sottilmente fare intenderlo, ma puossi passare con questa diuisione e pero non mi trametto di più diuiderlo); XLII 3 secula seculorum (secula benedictus).


Queste due serie di varianti, oltre a mostrarci che Panc. 9 non dipende da Magl. VII 1103, nè viceversa, ma derivano ambedue da un capostipite comune, ci danno modo di ricongiungere all’uno e all’altro codice altri Mss.: al Panc, il Marc. it. IX 352 (n.°52), al Magl. i tre codici: Vat. lat. 3198, Ricc. 1117, Marc. it. IX 333 (n.1 48-50).

Dell’affinità del codice Marc. it. IX 352 col Panc. 9 non restano, a dire il vero, molte prove, perchè il testo delle poesie è stato in quello sottoposto, prima della trascrizione, a un vero rifacimento, come appare da questi esempi: VII 3 prego sel creder me soffriate (prego sol ch'audir mi sofferiate), 4 per la mia gran bontate (per mia poca bontate), XII 11 hara piacere desser imitata (sostituito al verso mancante nel gruppo b: '1 sì com’io credo, è ver di me adirata')» XIX 7 dice padre (dice: sire), XXIII 21 L’anima mia allor si fu smarrita (perchè l’anima mia fu sì smarrita), 24 el qual mi disse non sai tu novella (dicendomi: che fai? non sai novella?), XXXI 8 Ma isfogar mi conuiene il gran dolore (ora s’ i’ voglio sfogar lo dolore), 10 In quel regno che gli angeli hanno pace (nel reame ove gli angeli hanno pace) 1.

  1. L’alterazione del testo continuò anche dopo la trascrizione, tanto che vediamo corretto in VIII 5 Amor sente a pietà dogni chiamare mostrando in