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clxxxiv introduzione

porre un’attenta correzione in un ascendente, ora perduto, di Am; perchè essa avrebbe rimediato in qualche modo anche agli altri errori, grossolani e facili a correggere, che Am ha in comune con K e T (cfr. tav. 36 a II 10, V 3, XIII 10 disdengno, XIV 3, XVI 11, XXV 9, XXVI 14 e 15, XXIX 2 samano, XXXIX 1). E ad ogni modo sarebbe sempre strano che correggendo o mutando le lezioni della tav. 38 senza riscontro di altro codice (chè traccia di collazione d’altri testi non rimane) fra tanti modi possibili di ristabilire un senso qualsiasi ne azzeccasse sempre uno che rispondeva o si avvicinava al testo genuino, e che mutasse (indovinando la retta lezione) anche dove il senso era buono pur colla variante e non esigeva quindi mutazione (XVI 4 discolorato, XXXIX 6 intentione). Anche la lezione quatro quatro ch’ingombrassero non può essere considerata di fronte a quanto m’ingombrassero di K e T come una lezione ricorretta - chi avesse avuto tale intenzione avrebbe corretto tanto da restituire il senso-: il testo era già corrotto nel capostipite, e mentre ad Am è venuto tal quale, in K T ha sofferto un'ulteriore alterazione.

Quanto al rapporto di K e T, è da escludere che il secondo derivi, sia immediatamente, sia per mezzo di qualche altro codice, dal primo: non immediatamente, perchè, oltre all’inverosimiglianza che un Ms.


    di questo signore (Et cheqnesto sengnore), culpa (lussa), 9 om. quiui bella sino a mio libello, 10 mi pigli (ne pilgli), parlano cose (parlano cosi); XXVI 4 pigliare (ripilgliare), poetano (poteano), 8 ha bisogno (abisongna), laudate et honorate (onorate ζ laudat4), 14 om. Laseconda parte sino a cheuanno, 15 om. le donno ma in tutte lepersone e nonsolamente; XXVII 2 unnitade (breuitade); XXVIII 2 aduenga (ζ auegnn), di questo libello (questo libello), a me conuenevole (conuenevole ad me): XXIX 1 chela nostra (de lanostra), 2 beatitudine (abitudine), 3 ua tre fan (uia tre fa), tre ad uno (tre eduno); XXX 1 i uene (uiene), 2 qnelle (qui le), om. le davanti a scriuessi, 3 om. cio; XXXI 3 om. itane beatrice. Laterça quiui. 4om. Nellaterça dico dichui io uolglio dire, 5 me beatrice (ne beatrice), om. lacagione perche tolta nefue appresso dico, queste parole (questa parte), 6 manca (mauene), doglia (uolgla): XXXII 1 nello (nullo), 2 di questo (chequesti), 3 om. ζ dissi allora questo sonetto. Venite antendere li sospiri miei, 4 intendano (mintendano); XXXIII 2 la mira (lemira); XXXIV l de le cittadi (delli cittadini), 3 in pensiero (miuenne un pensiero), 6 fantasia (memoria); XXXV 1 alquanto (peralquanto), 3 in altrui (altrui): XXXVI 1 e d’un colore (edun colore), 3 om.parlando, pieno (piano); XXXVII 2 om. cheenon mira noi sino a quanto potete fate, 4 rinneono (rimuoeo); XXXVIII 3 altro (un altro), vedi questo (uedi chequesto), 6 rihauessi (nauessi); XXXIX 3 cose (uolte), lhonore (lonome); XL 1 nobilissima (bellissima), 2 om. andauano secondo sino a questi peregrini, 5 a coloro (alloro); 6 a peregrino (e peregrino), 7 e pero da (opero e, da); XLI l piangendo (pregando), 2 om. io feci sino a laspera lo quale, 3 ando (ua lo), 6 un grado del (in grado chel), 8 om. parte.

    Am non deriva direttamente dal capostipite del gruppo, perché anche dove la lezione di esso era buona e limpida, tanto da passare senza errore od incertezze in K e T, in Am si hanno spazi bianchi in cambio di parole non intese (II 10 pare, X 2 m'infamasse, XIX 21 ancella), o lezioni che presuppongono già un testo corrotto (XIV 10 di si de modo per disiderando, XXV 10 in giusio per in guisa, XXIX 2 rauouono per muouono; XXXVI 3 e questo dissi per e questo è detto).