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xxvi introduzione

cipio dei nostri §§ IV, V, VI, VII e XVII. I versi sono scritti di seguito a mo’ di prosa.

È pur da notare che le quindici canzoni sono le stesse e nello stesso ordine di Chig. L, V, 176 (K2) e che ciascuna ha una propria rubrica in volgare (è errata la numerazione dall’ottava in poi):

Qui chominciano lechanzoni distese delchiaro poeta dante alighieri difirenze nelle quali di varie chose trattando, nella prima larigidita della sua donna cho rigide rime dimostra.

Canzon sechonda didante nella quale egli delsuo amore parla alle intelligenzie delterzo cielo.

Canzon terza didante nella quale parla delle virtù ζ della bellezza della sua donna.

Canzon quarta didante nella quale egli nobilmente parla della gentilezza.

Canzon quinta didante nella quale egli parla adamore della donna sua.

Canzon sesta didante nella quale dimostra quanto sia innamorato.

Canzon settima didante nella qual mostra se per lo verno non lasciar damare.

Canzon ottaua didante nella qual priegha amore cheamollischa ladurezza della sua donna.

Canzon ottaua didante nella qual mostra ilsuo amore non mutarsi per niuna uariazione ouer mutazion ditempo.

Canzon nona didante nella quale egli chon le donne si duole della donna sua.

Canzon diecima di dante nella qualegli nobilissima mente parla della vera leggiadria.

Canzon vndecima didante nella quale egli humile mente priegha la sua donna che di lui abbia pietà.

Canzon duodecima didante nella quale artificiosamente parla delle virtu.

Canzon tredecima didante nella qual parla chontra iuitiosi et massimamente chontro gli auarj.

Canzon quattordecima didante nella quale si duole della rigidità duna crudel donna.

Quj sono finite lechanzonj delchiarissimo poeta dante alighieri difirenze te deum laudamus.

8. Laurenziano XC sup. 136

Ms. cartaceo della fine del sec. xiv, di cc. 51 numerate in rosso modernamente; le prime 23 scritte, a due colonne; le altre bianche, aggiunte dipoi. Il codice doveva essere originariamente composto da ventiquattro carte in due fascicoli, di sei fogli l’uno, segnati A e B: il primo ha in fine il richiamo, l’altro è mancante dell’ultima carta, sulla quale veniva a terminare la canz. di Dante Amor da che convien, che rimane quindi mutila degli ultimi cinque versi del congedo. Fu «di M. Guidant°. adimari», come è scritto a piè della c. 1a-b; e appartenne poi alla Gaddiana, dove ebbe, secondo che deduciamo dal Catalogo del Bandini, e meglio dal Catalogo dei Mss. della Biblioteca Gaddiana fatto da G. Targioni e conservato nella Nazionale