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VITA NUOVA XV 4-5 37 e quand’ io vi son presso, i’ sento Amore che dice: «Fuggì, se’l perir t.’è noia».

Lo viso mostra lo color del core, clic, tramortendo, ovunque può s’appoia; e per la ebrietà del gran tremore le pietre par che gridin: «Moia, moia».

gno a veder voi, bolla gioia è legato strettamente a mT incontra, o a ne la mente more? Il Todeschini intende 1 ni7accade’, e congiunge nella mente con nutre, e incontra con quando vengo ecc. Incontra nel senso d’accade, avviene « frequente nell’antico volgare, e si ha più volte anche nel Convivio e nella Commedia : un esempio calzante è quello di CrNO nel son.

‘Deh Gherardnocio’, v. 12, 13: Ciò che rincontra ornai li dei tenere | In allegrezza. Nè la proria anteriore al sonetto di Dante si oppone, se si guardi bene, ii questa interpretazione, leggemlovisi che le passate passioni (— ciò che m’accade) non ritraggono il poeta da cercare la veduta di costei, perchè, s'intende, la memoria di esse è distrutta dal desiderio di riveder Beatrice. Piuttosto, il v. 2 quanti' r vegno ecc. difficilmente può esser complemento di m’incontra, perchè un così forte distacco fra i due termini è poco naturale, e j»erehò tornerebbe imi male quella determinazione del 3° v. E quanti* io vi son presso, ho prima non si fosse accennato il muoversi dell? amante verso la sua donna, non iu passato, ma attualmente: il che abbiamo con- giungendo quantVi’vegno a more.

Nè, d’altra parte, potrebbe quel m’ incontra nel senso di ‘ m’accade ’ stare iu quel contesto, senza una qualche determinazione (come? quando? dove?). Ma a ciò si può rimediare congiungendo a m’ incontra il termine ne la mente: ‘ 11 contrasto che m’accade nella mente, muore quand’io vegno ecc. ’ - Più comune, sebbene più incerta, perchè senza esempi, è T interpretazione di incontra nel senso dii far contro*, opporsi ’. In questo caso, il v. quand’{’vegno non è determinativo più dell’uno die dell’altro dei verbi del verso precedente, ma di ambedue, indicando essi tubazione simultanea.

Dubbio, anche qui, viene ad essere invece a chi sia da riferire nella mente. Il Giuliani ricongiunge questo complemento con m'incontra e spiega : « Ogni opposto pensiero che sorga nella mia memoria, resta distrutto dal mio desiderio, e vengo a veder la vostra mirabile bellezza ». Ma il Carducci oppone le parole della prosa « si tosto coni’ io imagino la sua mirabile bellezza, sì tosto ini ghigne uno desiderio di vederla, lo (piale è di tanta vertude, che uccide e distrugge ne la mia memoria ciò che contra lui si potesse levare », e preferisce perciò interpungere Ciò che m’incontra, nella mente more, spiegando: «ogni pensiero che si opponga al desiderio di vedervi, muore nella mia memoria ecc. ». Ma non mi pare che lo parole della prosa rendano necessaria l’interpunzione preferita dal Carducci e condannino ir-