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VITA NUOVA XXXI 12 81 di sospirare e di morir di pianto, e d’onne consolar l’anima spoglia chi vede nel penserò alcuna volta quale ella fue, e com’ella n’è tolta.

babilità di trascrizione ci consigliano ad assegnare doglia ni primo verso e voglia al secondo, perchè si spiega bene come più copisti, giunti davanti alla dizione e però non li ven di pianger doglia, potessero mutare V ultima parola in voglia, essendo l’espressione * vien voglia di piangere’ assai più ovvia e naturale che l’altra. E avvenuto tale mutamento in questo verso, si rendeva necessario l’inverso nel successivo 5 cosa audio questa facile non opponendovisi il senso, che torna, a prima vista almeno, ugualmente bene. Ci conferma nella nostra opinione il fatto che nella divisione (XXXI 6) il 2° dei due versi vien riferito con la lezione voglia, oltre che da k (Am però ha doglia: forse nella divisione, staccato dal resto, uien tristitia e uoglia parve non tornar bene, e occorrer dopo tristitia qualche cosa di simile, ma più forte: non voglia, ma doglia) e da s, anche da M C P Co, mentre di b e di A manca la testimonianra in proposito. Si noti che nello citazioni di versi introdotte nelle divisioni por indicare il principio delle varie part i d’ una poesia i mutamenti di lezione sono più difficili che altrove, perchè tali citazioni di solito non danno un senso compiuto, o quindi i copisti, anche i più attenti, s’ abituano presto a riprodurre materialmente le parole citato, qualunque ue sia il costrutto.

E ad ogni modo, nel riferire il verso ma ven trestizia e voglia è da credere che i copisti, così a caso vergine (si ricordi che la divisione è qui premessa alla poesia), avrebbero mutato, come infatti fece Am, piuttosto voglia in doglia che al contrario. L’essere quindi il 2° verso citato in XXXI 6 colia lezione voglia anche dai più autorevoli codici di x, ci fa apparire assai probabile che così leggesse nella divisione, anche il loro capostipite, specie se consideriamo, rispetto a W, che il suo trascrittore tenne a riscontro più d’un codice, e potè quindi preferir doglia per accordare la citazione col testo della poesia, dove davvero por x lo scambio era avvenuto, e toglier così la contradizione che era nel capostipite (per Mgl il mutamento si spiega come per Ani). Avremmo così, nella divisiono, k e p favorevoli alla lezione ma ven tristizia e voglia, e b nè prò nè contro, per aver tralasciate le ultime due parole: resultato cho et rende quasi sicuri che la lezione da noi preferita sia la vera. Essa, del resto, dà al passo un senso che non si potrebbe desideralo migliore : « i cuori villani »

- così il Casini - « non avendo ingegno bastevole a intender la divinità di Beatrice, non provano il dolore del piangerla (di pianger doglia); i cuori gentili, intendendo quella divinità, provano dolore (trestizia) e desiderio di elTonderlo coi sospiri e col pianto (voglia di sospirar ecc.) ».