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90 VITA NUOVA XXXV 1-8 Poi per alquanto tempo, con ciò fosse cosa che io fosse in 1 XXXV parte ne la quale ini ricordava del passato tempo, molto stava % pensoso, e con dolorosi pensamenti, tanto che mi laccano parere de fore una vista di terribile sbigottimento. Onde io, ac- 2 5 (porgendomi del mio travagliare, levai li occhi per vedere se • altri mi vedesse. Allora vidi una gentile donna giovane e bella molto, la quale da una finestra mi riguardava sì pietosamente, quanto a la vista, che tutta la pietà parea in lei accolta. Onde, 3 con ciò sia cosa che quando li miseri veggiono di loro conilo passione altrui, più tosto si muovono a lagrimare, quasi come di se stessi avendo pietade, io sentì allora cominciaro li miei 4 occhi a volere piangere; e però, temendo di non mostrare la mia vile vita, mi partio dinanzi da li occhi di questa gentile; e dicea poi fra me medesimo: «E’ non puote essere che con 15 quella pietosa donna non sia nobilissimo amore». E però prò- 4 puosi di dire uno sonetto, ne lo (piale io parlasse a lei, e conchiudesse in esso tutto ciò che narrato ò in questa ragione. E però che per questa ragione è assai manifesto, sì nollo dividerò. Lo sonetto comincia: Videro li occhi miei.

20 25 30 Videro li occhi mici quanta piotate era apparita in la vostra figura, quando guardaste li atti e la statura ch’io faccio per dolor molte fiate.

Allor m’accorsi che voi pensavate la qualità de la mia vita oscura, sì che mi giunse ne lo cor paura di dimostrar con li occhi mia viltate.

E tolsinii dinanzi a voi, sentendo che si movean le lagrime dal core, ch’era sommosso da la vostra vista.

Io dicea poscia no l’anima trista: « Ben è con quella donna quello Amore lo qual mi face andai* così piangendo».

8 7. x (niauo 0) molto pietosamente.... $\ ohe.

inloro. 21. p (mono A) uenuta.

11. k diloro medesimo aucndo pietade