Pagina:Vita nuova.djvu/96

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xcvi introduzione

proferirla appena si sappia del largo fondamento che ha nei codici. Nou sempre però è uguale a sè stesso. Non che gli sia da far gran carico se ignora il valore di osa (XX 3) e vuol mutarle in usa, e se preferisce a sì nobilissima (II 9) sì nobile: ma fa maraviglia che trovi «maggior purezza» nella lezione l’una del grado (II 2); rifiuti del nome (VI 1, avanti a di questa gentil donna), solo perchè è ripetuto troppe volte nel paragrafo; accolga assai fiate (VII 4), perchè rende suono migliore di spesse fiate (sebbene dica a p. 54 che «nelle varie lezioni delle rime di Dante non bisogna innamorarsi de’ versi rotondi» o chieda a p. 76: «credono forse certi signori che Dante avesse dell’armonia del verso italiano la stessa idea del Frugoni e del Cesarotti?»); osi dire «indubitabile» che Dante «non pose alla voce anima quell’articolo» (VIII 1)! Curioso che anche rigetti per cento cinquanta anni (XXV 4), mentre ha accettato per pochi dì in XXIII 1; e che in XXVII 2 non veda che la lezione del Torri e da integrare così: cominciai allora una canzone, la quale incomincia: Sì lungiamente, e sentenzii invece che «più breve, più disinvolta, più naturale, e per ogni conto proferibile è la lezione comune: cominciai questa canzone». Quanto alle divisioni, egli avvertì bene che esse non fanno parte a sè nell’opera, e che perciò non devono essere stampate in carattere differente dal resto (p. 6, 14) e volle anche scartate quelle riduzioni brusche e rotte tutte in esse necessariamente da chi prima le trasportò nei margini (p. 75, 88).

Il p. Sorio collazionò il testo del Torri col codice capitolare di Verona. Ma non molto diligente dovè essere il riscontro, se «poche cose» trovò da notare che fossero «di qualche rilievo». Delle proposte d’integrazione o d’emendazione che fece, alcune (XII 13 che sa lo vero, XIX 19 secondo la persona tutta, 22 comunicato lo suo intendimento, XXV 8 alle cose inanimate, la quale poscia) più che opportune, erano necessarie. Altro invece, come tu dei esser omai gentile (XXIII 9), perchè piangi tu sì coralmente? (XII 4), vedremo esser lezioni peculiari del gruppo a cui appartiene il codice veronese.

Diciannove furono le correzioni proposte dal Witte; le più dalle edizioni procedenti, ossia dall’apparato stesso del Torri; altre dal codice di sua proprietà; altre infine per congettura. Ve ne sono d’indiscutibili, perchè tolgono errori palesi, già da noi indicati; è notevole fra le meno facili, in XXXVII 6, faceva lacrimar; ma non sempre la correzione è perfetta (in IX 5 manca ti davanti a facea; in XII 3 non andava mantenuto il punto fermo dopo vista sua; sta bene in XLI 5 vi sta, ma manca e davanti a siccome ed è dopo lo quale). Non sono inoltre congetture necessarie la suragionata cagione (XIV 13: l. la sua ragionata cagione), riso (XIX 12; l. viso),