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O per le tepid’aure
Nizza, ad ognun gioconda;
Ove fluisce limpida
Vitale agli egri un’onda:
Cento boschetti adombrano
L’aprica tua riviera;
E mite primavera
In te fiorisce ognor.
Ma non pe’ salutiferi
Tuoi fonti mi sei dolce,
O pel suave zeffiro,
Che il tuo bel golfo molce;
Ma perchè le prim’aure
Vi bevve il mio Blancardi,
Fra quante terre io guardi
Te prediligge il cor.
C.
Di Drance la moglie tirato ha le cuoja:
Ei strepita e piagne, e giura «ch’io muoja,
Piuttosto, che nuova consorte menar!»
E fede ha serbato! trascorso è già un mese,
Un mese ben lungo, che tosto egli scese
C.