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II

PER NOZZE

ALLA SPOSA.

Tu che di Gnido al tempio (0
spargi si dolci lai,
cessa, deh, cessa ornai,

Egle, di sospirar.

Se bella, se costante
arride a te la sorte,
che fai su quelle porte?
chi traggi a quell’ aitar?

Ah! tu di Fille o Nice
fingi il destili crudele,
e son le tue querele
un’eco di pietá.

Ma nel ritrarre al vivo
si barbare vicende,
meglio il tuo core intende
la sua felicitá.

(i) La sposa era solita di cantare con molta grazia l’anacreontica che incomincia: «Ecco di Gnido il tempio».