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XXIV

AL PADRE CALVI ANTIQUARIO E STORICO

Per nozze.

Tu che qual chiara e inestinguibil face,
che al dubbio peregrin lume dispensa,
spargi di vivi rai l’ombra piú densa
de la rimota antichitá fallace;

alza lo sguardo che pensoso giace
su i vetusti papiri e su la immensa
prisca serie de’ nummi, in cui si addensa
l’ invidiosa ruggine mordace.

Indi ti volgi ai duo novelli amanti,
che in premio dei sospir teneri e casti
oggi allaccia Imeneo di nodi santi.

Poi dimmi, o Calvi, se finor mirasti
due piú bell’alme, due piú bei sembianti
ne’ bronzi antichi o negli antichi fasti.

XXV

ESSENDO ELETTO CANONICO DI BASSANO

il signor abate Golini, il quale, da gesuita, educò l’autore in Presela.

Questa ch’io porto al fianco e per cui sono
tra’ cantori febei cantor non vile,
questa che a me risponde in vario stile,
aurea cetra, o Golin, questa è tuo dono.

Tu m’insegnasti a ricercarne il suono
degli anni miei sul giovinetto aprile;
ed or che a te si affida il patrio ovile,
di festosi amaranti io la incorono.

O me beato appien, se l’alma impetra,
tolto ogni neo che il suo candore appanna,
di seguire i tuoi passi infino a l’etra!

Ove gustando teco ambrosia e manna,
tu darai nuove corde a la mia cetra,
e la mia cetra a Dio novelli osanna.