Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
IV
LA POETESSA
1
A la vermiglia amatuntea divisa
e al fresco mirto che sul crine avvolgo,
un ministro cPAmor chi non ravvisa?
Lunge, lunge da noi, profano volgo.
Tu sola a parte, o leggiadretta Elisa,
de l’arcano sarai che in petto accolgo.
Giá si dilegua al suo splendor la folta
nebbia che lo circonda: Elisa, ascolta.
2
Ieri, sbandito ogni pensier nemico,
Tarpa io temprava su Torboso monte
che di Citerá a vagheggiar l’aprico
fertilissimo piano alza la fronte.
10 son di Febo e de le Muse amico,
e spesso in riva a Tippocrenio fonte
raccolgo di mia man sul quarto lustro
Taonia rosa e il delfico ligustro.
o
Amor non lunge, che in trastullo e in festa
errando giá per le beate cime,
su le immobili penne il volo arresta
bramoso d’ascoltar le argute rime.
Scotean per gioia la frondosa testa
11 verde faggio e il platano sublime,
e usciva il canto ripercosso a l’aria
da la grotta muscosa e solitaria.