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Vili

PER LE NOZZE

dei signori Nicola Negri e Francesca Negri Miazzi.

Al padre dello sposo.

Capitolo in nome di Giuseppe Vittorelli, padre dell’autore.

Compar Zanetto, s’io non fossi vecchio
per comparire aneli’ io su la raccolta,
vorre’ metter la cetra in apparecchio.

Ché questa in veritá saria la volta
da strimpellarla tutta, e a simil uopo
bolla iersera da l’armadio tolta.

Ma un certo famigliare ingordo topo
per di sotto l’armadio un buco fece,
mangiò le corde e rosicolla dopo.

Né a conciarla varria tassello o pece,
ma converiami spendere issofatto
per farne un’altra, nove giorni o diece.

E quel proverbio calzeriami affatto,
cioè che «quanto Puom per ordinario
invecchia piú, tanto divien piú matto».

E poi non credo uffizio necessario
per farvi la mia gioia manifesta
ricorrere a la cetra ed al rimario.

Una superfluitá saria cotesta,
mentre i versi non recanvi diletto,
e gli sposi han ben altro per la testa.

Io mi ricordo sin da giovinetto,
quando a le noci e al bindolo facea,
in Virgilio Marone d’aver letto

che giunto appena il cavaliero Enea
con la sua truppa di Cartago al lito,
piacque a Didon la sconosciuta idea;