Vai al contenuto

Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/47

Da Wikisource.

LXXVI

AL PADRE ANTONIO CONTI

nel compiere il suo quaresimale in San Giovanni di Bassano ranno 1780.

Signor, tei vedi. Inoperoso e molle
su questa sponda il cittadin non siede,
ma del punico genio industre erede,
fra le merci natie s’agita e bolle.

Mira come superbo il capo estolle
la popolosa remondina sede,
che ne’ splendidi tipi ogn’altra eccede
e ai solerti Manuzi il pregio tolle.

Mira i gran tetti che in si rapid’anni
qui sorsero ai lavor del rilucente
serico filo e dei lanosi panni.

Pur corse a te Taffaccendata gente,
e numerosa empiendo i folti scanni,
una laude ti die’ che mai non mente.

LXXVI 1

Al novello sacerdote don Giambattista Maello pel suo primo sacrifizio.
In nome del signor Valentino Novellette.

Quel di felice e avventuroso io scemo
in cui devoto al salutevol fonte
la tua supposi tenerella fronte
contaminata da l’error paterno.

Tu devi a me se de l’astuto inferno
su te bambino non prevalser Tonte,
e scior potesti coraggiose e pronte
le non labili penne al regno eterno.

Ahls’io t’apersi quelle soglie io stesso
che rinserrò d’ inestricabil velo
l’infausto pomo ed il primiero eccesso;

rendi pari mercede al nostro zelo,
e se le colpe mie vietali l’ingresso,
stringi Tara per me, schiudimi il cielo.