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nardo Scoto, f. q. sig. Pietro, sindaci e procuratori della Chiesa parrocchiale di Varenna, Lorenzo de Serponti f. q. sig. Bernardino, Matteo de Campioni f. q. sig. Francesco, Filippo de Thenchis t. q. sig Stefano, Andrea de Mazis f. q. Nicolò ecc. Seguono i nomi di altri abitanti fra i quali molti di donne, il che prova che allora si era risolto almeno in parte la questione del voto alle donne. L’atto finisce coll’elezione del nuovo parroco.

È notevole il fatto che la nomina dell’eletto doveva poi essere accettata non solamente dalla Curia, ma anche dall’arciprete di Monza che come si vede conosceva ancora i suoi antichissimi diritti di patronato sulla parrocchiale di Varenna. E difatti vediamo che la nomina di Giorgio de Andreanis di cui il precedente atto, non è accettata e nel gennaio 1550, l’arciprete di Monza convalida invece come parroco di San Giorgio di Varenna Pompeo de Ascanio1.

Quando nel 1561 alli 16 gennaio, avvenne la morte del parroco Pompeo de Ascanio, i Varennati non trovarono alcun prete che volesse accettare la nomina a parroco, per la povertà del beneficio. La parrocchia rimase vacante un anno, e finalmente la popolazione potè eleggere parroco il sacerdote Francecco Secco, in data 2 gennaio 1562. Nello stesso giorno il suddetto curato nomina suoi procuratori speciali Giovanni Mazza di Varenna notaio della curia arcivescovile di Milano, Baldassare Mazza, e Agostino Serponti, con mandato di comparire innanzi al reverendo arciprete di Monza e al reverendo vicario della curia arcivescovile di Milano per domandare loro la conferma e l’approvazione della nomina a parroco.

I redditi della chiesa non erano certamente abbondanti ma sarebbero stati più che sufficienti se non fossero stati in molti a goderne. Da un registro dell’anno 1572 mentre era parroco Don Francesco Secco togliamo in proposito queste notizie:

Il reddito della parrocchia di San Giorgio di Varenna ascende a scudi 60, ma vi sono quattro altri preti in Varenna che godono di redditi, il cappellano di Santa Maria Elisabetta, sacerdote Giov. Battista Sala, con reddito di lire 200 e più, il cappellano di San Rocco, sacerdote Giuseppe Sala, con reddito imprecisato, il rettore della chiesa di San Giovanni Battista, sacerdote Bernardo Serponte, con reddito di scudi 50, e il sacerdote Battista Sala con reddito imprecisato.

Il reddito della prepositura dl San Martino di Perledo era di scudi 50 l’anno. Ma anche il monte di Varenna aveva un considerevole numero di cappellani o canonici, che assorbivano i redditi — e precisamente quattro — in totale dunque 10 preti tra Varenna e il Monte di Varenna.

  1. Atto 15 gennaio 1550 rogato del notaio Giovanni Mazza. Altri atti relativi a convalidazioni del curato di Varenna da parte dell’arciprete di Monza: 12 novembre 1541, notaio Antonio de Puteo; 1 luglio 1561 notaio Roberto de Garimberti f. g. Io. Paolo.