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Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/186

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confermare la rinnuncia al diritto sul patronato e alla donazione già fatta da suo nonno e da suo padre a favore dei fratelli Serponti, nonostante il fidecommesso stabilito dall’avo. Il senato concesse la dispensa1.

A proposito di paramenti sacri nei registri della chiesa parrocchiale di Varenna abbiamo trovato quest’annotazione:


«1636 30 aprile. Per memoria delli sindaci et amministratori della fabbrica et Oratorio della B. V. det Monastero nella parrocchiale di Varenna si fa noto come io curato infrascritto dò in dono al sudetto oratorio una pianeta di Ormesino bianco ricamato a oro et seta per mano mia propria et ciò per mia devotione.»

Carolus Gorius Parochus, Burgi Varenae.


Altro testamento notevole è quello del dottor fisico Galeazzo Tenca del fu Augusto in data 16 dicembre 1692, a rogito del notaio Antonio Maria De Capitani di Milano. Il testatore è nativo di Varenna ma abita a Milano. Istituisce eredi universali D. Giovanni Battista Tenca figlio di Galeazzo Antonio suo fratello e il Dott. fisico D. Pietro Antonio Colleoni e D. Giulia sua sorella, in parti eguali, con l’onere di pagare al cappellano di San Rocco, di diritto patronato della famiglia Tenca, annui scudi 25, in perpetuo perchè faccia scuola ai fanciulli di Varenna, insegnando i primi rudimenti delle lettere fino alla grammatica, e da questa all’umanità inclusa; ed ove il cappellano non avesse tale abilità fosse eletto altro maestro idoneo. Impone inoltre ai suoi eredi l’obbligo di far costruire un altare nella chiesa di Santa Marta di Varenna, dedicato a San Francesco da Paola e a San Francesco d’Assisi, facendovi celebrare in perpetuo una Messa quotidiana, e assegnando al cappellano cento Filippi all’anno, e l’uso di una casa d’abitazione detta della Sala. Detto cappellano aveva l’obbligo d’insegnare ai fanciulli di Varenna dalla grammatica fino all’umanità.

I suddetti due cappellani devono ogni sabato, insieme coi loro discepoli recarsi alla chiesa della Beata Vergine del Monastero e celebrarvi entrambi la Messa, mentre i discepoli dovevano recitare la terza parte del rosario.

Lascia anche un legato di lire 600 all’ospedale maggiore di Milano2.

Lelio Mornico, del qm Paolo nel suo testamento, tra gli altri legati, ordina la celebrazione di una messa festiva nella chiesa di Santa Maria nel luogo del Monastero in perpetuo, con l’elemosina annua di lire sessanta.

  1. A. S. M. Senato. Fidecomessi. B. 429, famiglia Mazza.
  2. Canetta, I benefattori dell’Ospedale Maggiore.