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Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/404

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appendice 395


In un manoscritto contenente molte notizie sul Lario di Anton Giuseppe della Torre di Rezzonico della fine del XVIII° secolo, di proprietà del compianto canonico Don Santo Monti, e del quale abbiamo già parlato, è detto che i marmi di Varenna furono adoperati per ornare il Sudario della Santissima Sindone di Torino e il magnifico altare di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco di Milano. Il Rezzonico aggiunge che a detta degli abitanti di Varenna i marmi Varennesi sarebbero stati adoperati anche nell’Escuriale di Madrid. Non è stato possibile controllare queste notizie che dà il Rezzonico.

Tornando a parlare delle cave di Varenna, noteremo che nel catasto così detto di Maria Teresa della metà del XVIII° secolo, figura una cava di marmo nero in territorio di Perledo di proprietà Valeriano Serponti. Quando venne costrutta la strada militare dello Stelvio nei primi anni del XIX° secolo, Lelio Mornico aveva cinque cave di marmo alla Punta di Morcate che vennero danneggiate dalla costruzione della strada e per il che il proprietario ebbe un indenizzo di lire 4025.

Nell’almanacco della Provincia di Como dell’anno 1845 è detto che fra Nobiallo e Menaggio e precisamente ai sasso Rancio vi era impiantata nel 1845 una segheria di marmi dove veniva segato il marmo nero di Varenna e il bianco di Musso.

L’articolista aggiungeva che si stava in quel tempo lavorando queste due specie di marmi pel Duomo di Como e per quello di Monza.

Due fratelli Gelsomino e Luigi del fu Carlo Scanagatta, intorno al 1848 emigrarono e si stabilirono a Rovereto dove impiantarono l’industria della lavorazione del marmi importando quello nero di Varenna.

I figli di Gelsomino Scanagatta si sono poi trasferiti a Caprino Veronese, dove hanno scoperto grandi giacimenti di marmo rosso, che scavarono su vasta scala in grossi blocchi dopo aver fatto un grandioso impianto di segherie a Rovereto.

Contemporaneamente Antonio Scanagatta, altro fratello, apriva in Vienna uno stabilimento per la lavorazione di marmi, che è uno dei principali della città.

Parecchi lavori in marmo nero di Varenna ebbero la fortuna di varcare l’oceano.

La ditta Calvasina Giovanni di Varenna nel 1882 eseguiva quattro camini in marmo nero per la ditta Greppi di Montevideo. Nel 1890 la stessa ditta eseguiva una fontana artistica in marmo di Carrara per il G. Jon Russel Vanderlip di Miemeapolis nel Colorado.

Nel 1892 altri camini in marmo nero mandarono i Calvasina a Buenos Ayres. Eseguirono inoltre numerose targhe per il cimitero di Staglieno a Genova su disegni del Prof. De Barbieri e degli scultori Bacigalupo, Rigoni ed altri.