Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/186

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174 annie vivanti

commuoverla, assumeva, per quanto gli era possibile, l’espressione straziata dell’adolescente Santo trafitto.

Nancy distolse gli occhi. La vista di quell’inetto e insensato uomo la irritava indicibilmente. Per confortarsi guardò, vicino a sè, la piccola Anne-Marie, così savia e felice colla sua bambola. Si chinò e le baciò la guancia fresca.

Aldo si drizzò e disse:

— Sarà meglio che vada.

— Dove? — chiese Nancy.

— Ma... al Casino, eh? Ho detto che ci sarei alle dodici e mezza.

— Per trovarti con quella donna?

— Già, — brontolò Aldo.

— Dio! Dio! — disse Nancy giungendo le mani, annichilita, pallida di vergogna per lui. — Che sangue hai tu nelle vene?

Era il sangue di molte generazioni di lazzaroni napoletani — begli animali indolenti, paghi di star sdraiati al sole — incrociato ed alterato dal sangue dell’economico nonno bottegaio che vendeva coralli e vedute del Vesuvio in via Chiaia.

Aldo sentì che era tempo di reagire.

— Insomma, è facile parlare. Ma vuoi dirmi, — e sporse, nel gesto così espressivo e meridionale, le due mani, colla punta delle dita strette insieme, e le scosse davanti a Nancy, — vuoi dirmi un po’ cosa devo fare io, povero diavolo? cosa devo fare?

Anne-Marie alzò gli occhi. Guardò sua madre, e le parve che avesse bisogno di essere confortata. Stese la bambola verso di lei:

— Bacia! — disse. Poi guardò suo padre. Forse aveva bisogno anche lui di conforto. — Bacia, — disse, offrendogli la bambola a braccia tese.