Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/198

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186 annie vivanti

mente e perse. Giocò timidamente e perse. Giocò disperatamente e perse.

Aldo, che non si fidava della propria vena, la seguiva da tavola a tavola, dicendo:

— Sta attenta! Fa così! Non far così! Perchè hai giocato! Perchè non hai giocato! Te l’ho detto io!... Vedi!... Lo sapevo!...

E ad ogni tavola, li aspettava — spettro invisibile — la «guigne»! La guigne, allegra e maligna, toccava il braccio di Nancy e le spingeva la mano nella direzione falsa, le sussurrava all’orecchio i numeri sbagliati.

Dieci volte si decisero di smettere, e dieci volte si decisero a tentare ancora una volta, una sola volta!

— Adesso ci restano nove mila lire. Con nove mila lire cosa vuoi che facciamo? Siamo mendicanti! Ma con un po’ di fortuna ci possiamo rifare.


Questo durò due giorni. Al terzo giorno avevano ancora mille e ottanta franchi.

— Giochiamo gli ottanta, — disse Aldo, — e i mille non li toccheremo.

Perdettero gli ottanta; e poi altri quattrocento franchi.

— A cosa serve avere seicento franchi? — disse Aldo.

E giocarono ancora. Gli ultimi tre luigi, Aldo li gettò su una transversale. Vinse.

— Lasciamo lì tutto, — disse.

Vinsero ancora.

Nancy, con le guancie infocate e il cuore martellante, disse:

— Vogliamo correre il rischio di lasciarli ancora una volta?

Aldo aveva le labbra bianche ed aride, e la gola secca. Non poteva parlare. Fece cenno di sì col capo.

E una terza volta vinsero. Il croupier buttò giù col