Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/207

Da Wikisource.

i divoratori 195

tutto il giorno immobile, a guardarci. Io ho paura di lui.

Se posso trovare denari sufficienti, ti telegrafo.

* * * * * *

Questa gente è buona. Tengono Anne-Marie da basso, in cucina. Ma anche loro hanno paura di Aldo. Credo che ci manderanno via. Ma terranno la bambina, e avranno cura di lei.

Oh Dio! Mamma! mamma! Pensa!...

Voglio telegrafarti, voglio telegrafarti.

Vado fuori. Vado a domandare che mi si aiuti. Domanderò a chiunque, a tutti...

· · · · · · · · · · · · · · ·

Sono stata alla Chiesa italiana, al Consolato italiano. Vedranno, dicono; e faranno il possibile... ma ci sono tanti casi pietosi! Mamma, siamo un «caso pietoso» noi? Come è strano!...

Non hanno voluto darmi i denari per un telegramma. Hanno detto che telegraferanno loro, quando avranno assunto informazioni...

Ho fermato per istrada una donna. Le ho detto: «Perdoni! Potrebbe forse lei...», e poi mi è mancato il coraggio e le ho domandato dov’era la 38.ma Strada. Me l’ha indicata, ed io son tornata indietro per la strada già fatta.

Sono arrivata alla Quinta Avenue e nel mio misero abito sono scesa per quella via splendida e opulenta. Sono passata davanti a tanti grandi palazzi. Uno di questi aveva le finestre aperte e, dentro, qualcuno suonava «Der Musikant» di Hugo Wolff. Una voce di donna cantava.

Wenn wir zwei zusammen wären
Möcht’das Singen mir vergch’n.

Mi fermai. Tornai indietro; salii la larga scalinata