Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/259

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i divoratori 247


Anne-Marie aveva l’aria molto triste. Nancy si affrettò a consolarla.

— Allora Iddio tornò a mettere un po’ di rose nel mondo, per le piccole Anne-Marie che non amano i legumi (ed hanno torto), e allora — essendovi qualche rosa — anche alcuni poeti tornarono al mondo.

— Ma non quelli veri?

— Forse non quelli proprio veri, — disse Nancy.

— Allora a cosa servono? — chiese Anne-Marie.

Nancy non seppe risponderle. Nancy non sapeva a che cosa servissero i poeti non proprio veri. E d’altronde anche quelli veri, a cosa servivano?

Tutto, nella vita, a cosa serve? I pensieri di Nancy tornarono in dolente fila al suo Libro non terminato. A che cosa avrebbe servito scrivere quel libro? Tanto valeva non averlo scritto.

* * * * * *

E questo mio racconto a che cosa serve?....

È una storia che potevo tralasciar di narrare.

Forse così dirà anche Iddio alla fine dell’Eternità, quando dagli sfasciati firmamenti rotoleranno ai Suoi piedi i mondi spenti, rovineranno le costellazioni infrante, e l’universo, come una foglia avvizzita, davanti a Lui turbinerà nel nulla.

«È una storia che potevo tralasciar di narrare.»

X.

La Miseria dalle scarne mani, e sua sorella, la Solitudine dagli occhi allucinati, spinsero Nancy nella nebbia di un altro anno sterile e triste. Ed ella andò, mite, con i suoi tacchi storti ed il suo vestito marrone, traverso un’altra estate, un altro autunno, un altro inverno.