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i divoratori 257

ripagherebbe un giorno o l’altro.... Comprò delle vesti eleganti; fece dei debiti; firmò delle cambiali; ebbe ricorso a espedienti dubbii. Tutto l’ingegno che avrebbe dovuto servire al Libro, ella lo prese e lo usò nella sua vita quotidiana; lo sciupò in piccoli imbrogli e inganni, pur di riuscire a strapparsi dagli artigli della povertà che la strangolava, che la inchiodava al suolo.

— Non importa nulla di nulla! nulla di nulla! — diceva lei.

Bisognava togliersi dal fango, bisognava uscirne ad ogni costo. Tornar fuori, in alto, nel sole, con la piccola Anne-Marie; lontano dalle propinquità vergognose e laide, dalla vicinanza dei negri, dalla sordida e spaventosa lotta per il pane quotidiano. Uscirne, uscirne ad ogni costo!

Un giorno — era un afoso pomeriggio di maggio — Aldo non ritornò a casa. Minna era andata a prendere Anne-Marie a scuola, quando un commissionario suonò alla porta dell’appartamento, e a Nancy, che gli aprì, consegnò una lettera in una grande busta sigillata. Si fece firmare la ricevuta e partì rapido.

La lettera era di Aldo. Diceva che gli era capitata la fortuna della sua vita, una fortuna quale egli non se la sarebbe mai aspettata! Ed egli sentiva di non doverla respingere. No, per amore di Nancy, per amore della sua bambina egli sentiva che era il suo sacrosanto dovere di non indietreggiare davanti a un grave sacrificio. Oh, non pensava a sè! Aveva già da tempo rinunciato alle proprie ambizioni, perduto ogni fede nei propri talenti, ogni speranza nel proprio avvenire. No, questo grave passo lo prendeva per lei e per Anne-Marie. Un giorno ella comprenderebbe il suo sacrificio. Un giorno (e qui una lagrima di Aldo aveva macchiato le parole) ella gli aprirebbe le braccia perdonandolo, ringraziandolo, bene-