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i divoratori 273

e di ricordi di cose che non furono. Voi siete una cosa che non fu. Forse per ciò vi ho sempre nella mente.

«Alla gente che vedo sempre, non penso mai. A voi che non vedo mai, penso sempre.

«Mi chiedete conto dei miei amanti. Mi domandate perchè ne ho. Semplicemente perchè trovo che mi abbelliscono! Un amante è una specie di cosmetico: la bellezza di una donna dipende interamente da quanto essa è amata.

«I miei amanti hanno dunque la loro utilità; ma non posso dire che siano divertenti. Vestono una grigia uniforme di mestizia; e s’intragraffiano e s’intramangiano, come animali tristi. E i loro discorsi sono lunghi e lugubri intorno a cose lugubri e lunghe — come sarebbe la morte e la durata eterna dell’amore.

«Io sogno un amore vivido e trionfale e risplendente; un amore fatto di sangue e di sole e di rose — di tutte le cose calde e scarlatte che sono nel mondo!... Un portentoso e magnifico amore che non duri, che sfolgori e abbruci.

«Che non duri! E che perciò? È forse meno amore per il fatto che deve morire? Sarebbe come dire che le vere rose sono quelle di carta, perchè non appassiscono.

«Ecco, io colgo una rosa viva, fragile, moritura, e ve la getto traverso l’Oceano.... traverso le tremila miglia d’acqua che ci separano —

«Se vi cade sul cuore, m’amerete.

«Eva


Egli le rispose: «Vi amo».


Nancy era felice. Viveva d’una vita irreale; d’una vita febbrile. Non era più Nancy. Era «Quella delle let-