Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/44

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32 annie vivanti


sì, certo, farete soffrire... I nasi di pasta frolla, — soggiunse Nunziata gravemente, — sono fonti di pianto.

Lo zio Giacomo non era uno che avesse il naso di pasta frolla. Quindi, per quanto odiasse i viaggi, per quante cose perdesse nei treni e dimenticasse sui battelli, e per quanto la sua presenza fosse pressochè indispensabile nel suo studio dove si ammucchiavano progetti e disegni di ponti ed edifici, tuttavia egli aveva deciso di partire e partirebbe. Spedì sua figlia Clarissa, una personcina briosa e disinvolta, in un collegio a Bruxelles; disse addio alla sorella Carlotta e alla nipote Adele — e affannato e incollerito si arrampicò nel treno di Chiasso, seguito dall’imperturbabile Antonio.

Anzi Antonio pareva rallegrarsi del viaggio a tal punto, che suo padre, appena in treno, si chiedeva rabbiosamente perchè diamine fossero partiti! Che la storia narratagli da Adele riguardo all’infatuazione di Antonio per l’attrice fosse tutta una fandonia? Già le donne esagerano sempre! In ispecie Adele...

Giacomo osservava con ira crescente suo figlio.

Antonio dormiva, mentre lui stava sveglio. Antonio mangiava, mentre lui aveva nausea. Giunti a Folkestone, Giacomo, che non sapeva d’inglese che «rosbif» e «The Times», era frastornato e affranto. Ma Antonio, ilare e baldo, arricciandosi i baffetti, faceva occhi lunghi e languidi alle ragazze inglesi, che con rapido sorriso lo guardavano, e poi passavano in fretta, fingendo di non averlo veduto.

VI.

A Charing Cross Valeria e Edith, graziose, snelle e timide, li aspettavano,