Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/93

Da Wikisource.

i divoratori 81


— Mamma, — gridò Nancy togliendo dalla larga busta i fogli stampati e facendoli trionfalmente sventolare; — guarda! Ma guarda, mamma, le bozze! Questo è il ~mio libro~! pensa che è il mio libro! — E la fanciulla, chinando il viso sui sciolti fogli li baciò.

Valeria aveva aperta la lettera listata di nero, ed ora la contemplava pallida, con gli occhi inondati di pianto.

— È morta Edith, — disse con voce tremante.

— Oh, poveretta! — esclamò Nancy. — Che dispiacere! Non piangere, non piangere, mamma adorata! — E baciò leggermente i capelli di sua madre. Poi si rivolse alle bozze, e trepida e solenne ne voltò la prima pagina.

— È morta giovedì mattina, — singhiozzò Valeria. — Oh, Nancy, Nancy! E tu non sai come ti amava.

No, Nancy non sapeva.

Nè udiva più sua madre. Davanti a lei stava la sua prima poesia stampata. La striscia dei brevi versi in mezzo al largo foglio bianco, le pareva un sentiero...

E via per questo fantastico sentiero Nancy s'avviò, con occhi stellanti e mattutini, là dove il richiamo dell'amore o della morte non le giungeva più — guidando l'allucinante turba dei suoi sogni verso le lande favolose dell'immortalità.

XII.

Così Valeria vide esaudito il suo voto. Sua figlia era un genio. E un genio riconosciuto e glorificato come solo i paesi latini glorificano e riconoscono i proprii grandi. Nancy passò dal soave crepuscolo della puerizia all'abbagliante clamore della celebrità. Gli inesperti suoi passi