Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/160

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148 annie vivanti


Da un giorno all’altro il suo viso si trasformò. Le morbide linee parvero improvvisamente scolpite nella pietra.

Ora quando sedeva, sola faccia a faccia con Mirella, i loro occhi s’incontravano ed avevano la stessa fissità tragica, lo stesso vacuo stupore; però, mentre dallo sguardo della bambina era svanita l’espressione di spavento, ecco il terrore era entrato negli occhi della madre.

Una paura nuova, una ossessione nuova, teneva l’anima smarrita di Luisa.

E coll’alba d’ogni novella giornata ingigantiva quel dubbio, cresceva quella certezza di sventura e d’orrore.


«Luisa! cara! Che cos’hai? Sei malata?» le chiese un giorno Chérie notandone lo stanco atteggiamento ed il pallore mortale.

«No, cara, no,» disse Luisa. «Non ho nulla. E — tu?»

Ella fece questa domanda all’improvviso, volgendosi e figgendo le pupille ardenti in viso alla fanciulla.

«Io?... Che strana idea! Perchè me lo domandi?»

«Ma rispondi! Ti senti bene?» insisteva Luisa. «Giorgio Whitaker.... mi disse...» Luisa riusciva appena a parlare «... che l’altro giorno