Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/173

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vae victis! 161


Lanciando su di loro una sguardo di sdegno ineffabile, ella rientrò altezzosa, colle sue gambe nude, nelle quinte.

Il signor Mellon seguitò ad arpeggiare un pochino, trepido, sul pianoforte, e poi egli pure si alzò e si affrettò a sparire dalla più vicina uscita.

Dietro le scene gli artisti erano riuniti in un congresso d’indignazione. Vi erano sul programma altri undici numeri, ma nessuno voleva più prodursi.

Qualcuno propose che il Reverendo Smyth si presentasse e facesse un discorso breve, ma tagliente; ed egli si avanzò infatti fino a metà del proscenio, ma tornò indietro non avendo nulla di pronto da dire; ed anche perchè la vista di quei profughi che si dimenavano nelle risa lo sconvolse.

Quanto a loro, il vederlo apparire e sparire non servì certo ad alleviare la loro condizione che ora rasentava l’isterismo collettivo.

Finalmente, dopo un rapido consulto dietro le quinte, la buona Miss Johnson si lasciò persuadere a uscir fuori a cantare i «Pifferi di Pan.»

Ripassò in fretta mentalmente le parole:

«Torna il Dio Pan
          su questa terra in fiore...