Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/212

Da Wikisource.
200 annie vivanti

do dalla camera dove l’oltraggio si era compiuto! E la spaventosa visione la perseguitava ancora: bastava che chiudesse gli occhi per vedere Amour — un ammasso nero e sanguinante, col cervello che gli schizzava dal cranio — Ah, mio Dio! E se questa visione orrenda l’avesse a tal punto impressionata che il bambino...? Silenzio! Questa era la pazzia; ella si sentiva impazzire.

Dunque bisognava morire.

Morire? Come morire? E quando fosse morta che cosa ne sarebbe di Mirella e di Chérie?

Chérie! All’idea di Chérie un nuovo torrente di pensieri invase il cervello vaneggiante di Luisa. Chérie! Che cosa aveva Chérie?

Non aveva essa pure quell’espressione irrequieta e strana, quei lineamenti stirati, quel viso ansioso e troppo piccolo in proporzione del corpo? Era possibile — era possibile che la mala sorte avesse colpita anche lei?

Allora Luisa si sforzò di ricordare, di ricordare quegli eventi di cui pure avrebbe pagato colla vita l’oblio. Cogli occhi chiusi, le membra scosse da brividi, ella impose a sè stessa di rivivere le ore più fosche della sua vita....

L’alba del cinque agosto.

.... La casa vuota, silenziosa. Gli invasori sono partiti.