Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/232

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220 annie vivanti

per seguire il dettato della mia coscienza dovessi perdere la tua amicizia — un’amicizia che dura da quando dura la nostra vita, e che» — la voce gli si spezzò — «mi è indicibilmente preziosa.»

Il Vicario non rispose. Ma la signora Yule, abbandonando Luisa che pallida come un cadavere giaceva ad occhi chiusi sul divano, traversò senza rumore la stanza e venne a mettersi accanto al dottore — a colui che da tanti anni aveva vegliato su lei e sui suoi cari, curando, guarendo, confortando; colui che, quindici anni prima, le aveva messo tra le braccia con tanta mesta tenerezza la sua figliolina cieca.... Ella gli si tenne vicina, tremante, col volto acceso, e le sue labbra si movevano come in silenziosa preghiera.

Suo marito, immobile, continuava a guardar fuori nel nebbioso crepuscolo autunnale.

«Ma nessun vincolo d’amicizia, nessuno scrupolo religioso,» continuò il medico, «devono impedirmi di compiere ciò che sento essere mio dovere. Yule, qui si tratta di ubbidire ai sentimenti della più elementare umanità, che nel caso attuale, coincidono esattamente cogli insegnamenti della scienza. Date le condizioni in cui trovo questa donna, devo tentare di tutto per